Il rincaro del costo dell’energia sta mettendo a dura prova anche le piccole e medie imprese, che si trovano a dover fare i conti con un aumento del prezzo finale dei prodotti, come ipotesi atta a fronteggiare lo stato emergenziale. Considerando, dunque, l’attuale contesto dell’aumento dei costi delle materie prime, mantenersi competitivi sul mercato, garantendo standard qualitativi elevati e un ciclo produttivo efficiente, ha un’incidenza rilevante anche sul consumo energetico.
Il CEO di Faenza Group, Claudio Rossi, ha condiviso la sua opinione sul tema attraverso l’intervista rilasciata alla rivista Italia Grafica.
Le scelte green di Faenza
«Per produrre strumenti di comunicazione cartacea servono moltissimi investimenti in tecnologia e macchinari, ma anche molta, moltissima, energia elettrica», afferma Rossi. «La nostra azienda produce in due stabilimenti, a Faenza e Milano. In quello di Faenza la produzione è su 24 ore al giorno per cinque/sei giorni a settimana, mentre a Milano la produzione è attualmente su circa 12 ore al giorno per cinque giorni alla settimana».
Quali sono le attività che incidono maggiormente in termini di consumi?
«I macchinari di stampa, di fustellatura e piega incolla e di legatoria sono accessoriati, per lo più, per poter nobilitare in linea il prodotto, aumentandone la precisione e, quindi, la qualità percepita dal cliente, ma il consumo di energia elettrica è considerevolmente superiore», spiega Rossi. «Anche se la fase di stampa UV LED avviene attraverso tecnologie di ultima generazione, e pertanto a basso consumo elettrico, di fatto è un “basso” relativo. L’aumento inaspettato, che stiamo vivendo oramai da numerosi mesi su questa voce di costo, non può che non impattare sui margini dell’azienda, peggiorandone ancora una volta la marginalità, che già da molti anni manca o è davvero al limite dell’accettabile. Noi lavoriamo a preventivo e il ciclo di ritorno dell’ordine è tra i 2-4 mesi, per cui non è stato possibile ribaltare tutto o in parte tali aumenti sul prezzo».
Le due alternative strategiche scelte da Faenza Group per contrastare il fenomeno
«Oggi, che gli aumenti hanno anche più che raddoppiato il prezzo dell’energia di qualche mese fa, siamo costretti nostro malgrado a doverli in parte ribaltare sul prezzo e in parte assorbirli perdendo margine. Il nostro stabilimento di Faenza è una tripla AAA ed è dotato di un impianto fotovoltaico che, pur non essendo completamente sufficiente per i kW di cui abbiamo bisogno, mitiga in parte gli aumenti delle forniture terze».
In un certo senso, Faenza Group può essere considerata una precorritrice in termini di tecnologie green, poiché aveva già iniziato ad investire nelle stesse, ancor prima che diventasse una priorità per tutti. «Fin da quando abbiamo pensato e poi costruito il nuovo stabilimento nel 2007, abbiamo utilizzato e sviluppato soluzioni ecosostenibili. Anche l’impianto fotovoltaico è strategico per l’autoproduzione di energia sostenibile. A loro volta le soluzioni architettoniche scelte hanno portato a un ambiente lavorativo molto vivibile e confortevole, sia per le maestranze sia per gli ospiti. In più la posizione della nostra sede è stata pensata per l’ottimizzazione della logistica, favorendo un minor impatto della truck and car mobility. Anche sul fronte della produzione cerchiamo di ottimizzare le commesse e, se riusciamo, proviamo a concentrare la produzione delle tirature più importanti durante la notte in cui il kW costa meno», riferisce Rossi.
E la legislatura potrebbe fare qualcosa?
Secondo il CEO di Faenza Group, in termini di legislatura, si potrebbe intervenire con qualche azione specifica, volta a supportare il settore. «Stando ad un articolo pubblicato su un’agenzia di stampa pochi giorni fa, “Eni ha chiuso il 2021 con un Ebit adjusted di 9,7 miliardi di euro (con un incremento di 7,8 miliardi di euro sul 2020, +400%). L’utile netto adjusted è stato di 4,7 miliardi di euro, il più alto dal 2012, per effetto della performance operativa, dei migliori risultati delle partecipazioni all’equity e per il sensibile recupero dello scenario upstream“. Ora, non so bene cosa possa fare il governo ma, se pensa di varare una manovra di circa 5 miliardi che potrebbe tamponare un breve periodo e poi una delle sue società ha utili “straordinari” per circa 5 miliardi nello stesso periodo, ad esempio potrebbe provare a speculare meno».
Quali sono gli step futuri di Faenza Group per far fronte alla sfida del caro bolletta?
«Stiamo monitorando la situazione quotidianamente e settimanalmente e redigiamo report che evidenziano i top trend in up e down dei prezzi dell’energia, al fine di ipotizzare il potenziale impatto sui margini e sui prezzi, con l’obiettivo di assorbire quanto più possibile l’extra costo, mantenendo al minimo l’impatto sul cliente», riferisce Rossi. Ad aggravare e complicare lo scenario, gli attuali fatti di cronaca. «In questi giorni, a causa della guerra in Ucraina, stiamo assistendo ad un’ulteriore impennata dei prezzi dell’energia e questo crediamo non potrà che non portare a un impatto negativo sui prezzi del prodotto stampato. Il vero problema è che, così facendo, il cliente rischia di shiftare i budget per la comunicazione dall’offline all’online, ritenendolo maggiormente competitivo», termina Rossi.